Si definiscono “Aree Interne” quei territori dai quali per raggiungere i luoghi (i cosiddetti “poli”) di erogazione di servizi essenziali quali istruzione, salute e mobilità si impiega un consistente periodo di tempo; ciascun Comune italiano è stato classificato in base alla sua distanza dal polo più vicino, distanza espressa in termini di tempi medi effettivi di percorrenza stradale. I Comuni più vicini al polo sono definiti “cintura”; all’aumentare della distanza diventano prima “intermedi”, poi “periferici” e infine “ultraperiferici”, queste ultime tre classi rappresentano l’insieme delle Aree Interne del nostro Paese, aree con un potenziale maggior disagio nella fruizione di servizi.
Molto spesso sono zone ricche di storia e tradizioni territori che, come uno scrigno, custodiscono autentici tesori dell’eccellenza italiana nei più svariati campi. Tuttavia le Aree Interne possono trasformarsi in vere e proprie “trappole sociali” per le popolazioni che le abitano, spesso soggette a forti limitazioni nell’accesso ai servizi essenziali.
Quasi la metà dei 7.903 Comuni italiani è classificato come “interno”: 1.928 (24,4%) sono quelli intermedi; 1.524 (19,3%) risultano classificati come periferici; 382 (4,8%) rientrano fra gli ultraperiferici. Nelle Aree Interne risiede circa il 23% della popolazione italiana, pari a poco più di 13 milioni di persone.
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